Come si fa a chiedere scusa? Quali sono le scuse migliori? Cosa si nasconde dietro a delle scuse? Ma chiedere scusa serve davvero a qualcosa? Serve di più a chi le fa oppure a chi le riceve?
Qualche giorno fa stavo tornando a casa in scooter quando una Toyota Yaris bianca mi stringe, mi tocca e mi fa cadere (per fortuna niente di grave), al che io indispettito mi rialzo e guardo furente il guidatore e, aspettandomi delle scuse, gli faccio notare che avrebbe potuto anche farmi parecchio male e sapete quale risposta mi ha dato?
Scusami
Mi ha chiesto scusa secondo voi? Anche no, e vi lascio intuire la sua risposta seguita da una sua pronta sgommata a cui naturalmente è seguita la mia sulla stessa lunghezza d’onda.
“Quanno ce vò, ce vò”
scriveva Trilussa.
A parte la maleducazione dell’autista e alla sua incapacità e pericolosità nel guidare (dovrebbero buttare via la patente a personaggi simili), tornando a casa mi son chiesto se le sue scuse mi avrebbero calmato e più in generale se le scuse servono davvero a placare gli animi.
Secondo voi? Beh continuate a leggere perché ce ne sono delle belle..
Indice
“È più semplice chiedere scusa che chiedere permesso”
(André-Georges Malraux)
Tipi di scuse
Innanzitutto esistono sei tipi di scuse, o almeno così sosterrebbero alcuni ricercatori dell’Università dell’Ohio, che hanno per l’appunto stilato la seguente classifica che va dalla scusa meno utile a quella più utile:
1) Riconoscere la propria responsabilità:
“E’ stata colpa mia..”
2) Cercare di riparare i danni:
“Cosa posso fare per risolvere la cosa?”
3) Rimpiangere di aver fatto quello che si è fatto:
“Mi dispiace molto..”
4) Dare una spiegazione:
“L’ho fatto perché..”
5) Pentirsi
6) Chiedere perdono
Il capo progetto, dottor Roy Lewicki, afferma che le prime due sono quelle che danno i risultati migliori così infatti scrive:
“I nostri studi hanno dimostrato che la più importante forma di scuse è il saper riconoscere la propria responsabilità. Però anche cercare di riparare i danni commessi facendo qualcosa di concreto da ottimi risultati”.
Le scuse stanno nella testa di chi le riceve
Una ricerca presso l’Università Erasmus di Rotterdam ha fatto una scoperta molto interessante perché molto particolare. I ricercatori avevano organizzato un (finto) gioco a soldi in cui i volontari venivano, a loro insaputa, traditi dal compagno di gioco che in realtà non era altro che uno dei ricercatori.
Alcuni volontari ricevettero le scuse per il tradimento mentre ad altri venne detto che le scuse sarebbero arrivate successivamente e sapete cosa è emerso? Che le scuse erano sovrastimate; infatti erano più appagati coloro che si aspettavano le scuse piuttosto di coloro che le scuse le avevano realmente ricevute.
Con ciò non si vuole assolutamente affermare che le scuse non servano a niente, infatti i ricercatori confermano che nell’immediato le scuse servono sempre a ridare dignità alla parte offesa. I ricercatori sostengono piuttosto che bisognerebbe approfondire come mai abbia più effetto immaginare una scusa piuttosto che riceverla. Forse perché tutto sta solo e soltanto nella testa di chi riceve le scuse.
A riprova di ciò, una ricerca presso l’Università di Chicago ha evidenziato che accettare o no delle scuse (sincere o insincere che siano) e quindi tranquillizzarsi sia solo una scelta – ovviamente inconscia – di chi riceve tali scuse. Infatti i ricercatori hanno scoperto che è chi riceve le scuse che, inconsciamente, decide di crederci o meno indipendentemente che siano sincere o false. Questo avviene perché chi riceve le scuse ha un estremo bisogno di sentirsi meglio (probabilmente quello che desideravo io quando mi hanno fatto cadere dallo scooter).
“Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l’altro ha ragione. Significa semplicemente che tieni più a quella relazione del tuo orgoglio”.
(Anonimo)
Le scuse “evoluzionistiche”
Una ricerca presso l’University of Miami College of Arts and Sciences ha evidenziato come il chiedere scusa sia un processo importante nell’evoluzione dell’essere umano. Infatti i ricercatori hanno intervistato 365 volontari uomini che avevano dichiarato di essere offesi perché avevano subito un torto o ricevuto un danno. Dopo avere intervistato tali volontari, ogni giorno per tre settimane consecutive, i ricercatori hanno riscontrato che la rabbia di coloro che avevano ricevuto le scuse era man mano diminuita; inoltre alcuni di questi avevano anche perdonato chi gli aveva arrecato il danno.
Così infatti afferma il capo ricerca, lo psicologo Michael McCullough:
“Molti pensano che l’uomo stia evolvendo in negativo cioè che stia diventando sempre più egoista e violento isolandosi sempre più. La nostra ricerca evidenzia invece che l’essere umano ha bisogno delle relazioni per sopravvivere ed è per questo che, nel corso dei secoli, l’uomo ha sviluppato alcuni strumenti – come ad esempio il chiedere scusa – che lo aiutano a ricostruire le relazioni danneggiate dai conflitti”.
Quindi riassumendo, se abbiamo sbagliato, è sempre meglio riconoscerlo e chiedere subito scusa infatti il semplice dire:
“Ho sbagliato, non lo faccio più“
abbassa le difese dell’altro inducendolo ad ascoltarci e noi, in compenso, ci sentiremo sicuramente molto meglio.
Attraverso le scuse infatti si cerca di far sapere alla persona ferita che si riconosce di aver sbagliato con il proposito di non commettere più il medesimo errore in futuro e starà a lei – coscientemente o meno – decidere se perdonarci o no.
Il perdono fa comunque sempre bene sia a chi lo riceve (a noi che abbiamo sbagliato e chiediamo scusa) ma soprattutto a loro che hanno accettato le nostre scuse.
“Il primo a chiedere scusa è il più coraggioso. Il primo a perdonare è il più forte. Il primo a dimenticare è il più felice”.
(Anonimo)
Buona mente e buone scuse per quando sbaglieremo.
Massimo
Immagine Credit: Simone Ramella