In un colloquio meglio vestirsi firmati da capo a piedi come i Ferragnez oppure basta un bel abito elegante?
Succede in un battibaleno, basta qualche millisecondo ed il gioco è fatto et voilà siamo “automaticamente” giudicati come più competenti.
Può essere la gonna, la giacca o semplicemente la camicia che indossiamo ed il giudizio viene “automaticamente” formulato e a quel punto non si può più tornare indietro!!
Non possiamo farci niente per evitarlo. Ma cosa significa? La ricerca presso la Princeton University ha scoperto che le persone più abbienti cioè quelle che possono permettersi un guardaroba di marca vengono “automaticamente” percepite come più competenti di coloro che invece indossano vestiti più a buon mercato. Non c’è nulla da fare, se sei vestito firmato sarai visto con un occhio di riguardo. Non ci si può far niente ahimè funziona così!!
“Vi è un generico disprezzo (ovviamente infondato) per le persone che vivono in povertà che viene ribaltato anche sul loro abbigliamento. Infatti la medesima persona viene percepita come meno competente soltanto se vista con un abbigliamento più modesto.”
scrive il capo progetto il professor Eldar Shafir.
I ricercatori avevano chiesto ad alcuni volontari di valutare la competenza di una serie di persone viste in foto; i volontari non ne erano a conoscenza ma in realtà alcune di queste persone in foto erano le stesse a cui veniva solo cambiato abito.
I risultati hanno evidenziato che bastava un decimo di secondo per giudicare la competenza o meno di una persona e questa valutazione dipendeva espressamente dal vestito indossato ed il giudizio era inequivocabile cioè: abbigliamento firmato = più competenza.
Ma la cosa strabiliante è che il giudizio rimane invariato anche quando non si conoscono la marca o il modello del “pantalone” firmato. Il nostro cervello è infatti in grado di capire “immediatamente” ed “automaticamente” se un pantalone è più o meno costoso, se una gonna è si o no di marca! I ricercatori non sanno spiegarsi il perché ma il “pregiudizio” su povertà = poco competenza è molto radicato in tutti noi. I ricercatori hanno anche provato a controbattere il pregiudizio abbinando alle persone con abbigliamento poco costoso un curriculum molto ma molto competente ma nulla è cambiato infatti i risultati sono rimasti invariati cioè: abbigliamento firmato = competenza, abbigliamento economico = poca competenza! Alla facciazza del curriculum vitae!!!!
Ma l’abito fa il monaco oppure no?
Ma quale può essere una soluzione per evitare questo pregiudizio e poter valutare le persone per la loro effettiva competenza e non prettamente per il loro abbigliamento?
Così ci spiega il dottor Shafir:
“Si potrebbe valutare le persone solo attraverso i loro titoli evitando di vederle di persona. Un po’ come fanno alcuni insegnanti che preferiscono fare gli scritti piuttosto che gli orali onde evitare appunto pre-giudizi affrettati ed infondati. Molte ricerche universitarie hanno infatti evidenziato che per alcuni tipi di lavoro sarebbe meglio selezionare candidati solo attraverso il curriculum senza alcun colloquio. Bisognerebbe prendere anche in considerazione le uniformi scolastiche ed i loro benefici relativamente a questo argomento”.
Infatti mi ricordo che quando ero all’asilo eravamo tutti uguali, non c’erano vestiti firmati o meno, avevamo tutti il grembiulini bianchi e le uniche differenze erano i colletti che rappresentavano la classe di appartenenza. Il mio colletto era giallo color canarino 🙂
Ma ci vestiamo a seconda di come ci sentiamo o ci sentiamo a seconda di come ci vestiamo? Ma che domandona Marzulliana ahaha. Entrambi, infatti il vestito influenza l’umore ma anche viceversa.
La relazione competenza e abito indossato non si ferma qui. Addirittura più vestiti si indossano (il vestirsi a cipolla per intenderci) e più competenti si viene percepiti (in questo caso è la quantità di vestiti che conta e non la marca). Basta infatti toglierci un golfino che la nostra competenza decade di un poco vedi ricerca pubblicata su il “Journal of Personality and Social Psychology” dell’American Psychological Association (APA). Tutto si basa sulla percezione di chi osserva. Infatti meno vestiti si vedono addosso ad una persona ed “automaticamente” viene evidenziato e percepito di più il suo corpo; invece al contrario più vestiti gli vediamo addosso e più valutiamo il cervello di quella persona.
Così infatti scrive il dottor Kurt Gray capo progetto della ricerca:
“Vedere più carne ci incoraggia a pensare di più al corpo piuttosto che alla mente. Se ci concentriamo sul corpo e sull’attrattività di una persona automaticamente lasciamo perdere e non ci chiediamo se quella determinata persona abbia o meno una mente. Insomma vediamo soltanto un corpo e non un essere in grado di agire e pianificare.”
Chiediamoci allora se la pubblicità con modelle poco vestite non abbia ahimè contribuito ad accentuare nell’opinione pubblica la percezione di donna bella = poco cervello. Chissà..
Avete un colloquio e volete avere altri consigli su come fare bella impressione?
Buona mente
Massimo