Le regole per dormire bene la notte e non farsi fissare dalle pecorelle

Seguendo cinque regole definite da una terapia cognitivo comportamentale è possibile ritornare a dormire bene la notte senza dover ricorrere a dei farmaci e senza nemmeno contare le pecorelle.

Circa 12 milioni di italiani soffrono di insonnia, cioè un italiano su dieci passa le proprie notti contando le pecorelle. In un articolo precedente si era evidenziato quanto la pratica della meditazione mindfulness potesse migliorare la qualità del sonno migliorando ansia e stress, ma nel caso non fossimo particolarmente propensi a praticare tale meditazione una terapia cognitivo comportamentale (TCC) potrebbe venirci in soccorso. Una ricerca pubblicata sulla rivista online Annals of medicine dal titolo: Cognitive Behavioral Therapy for Chronic Insomnia: A Systematic Review and Meta-analysis condotta dal capo progetto Dottor James M. Trauer dell’Istituto Burnet di Melbourne in Australia – in collaborazione all’Università di Monash di Melbourne – con i ricercatori Charles M. Morin (che si è occupato dell’introduzione della ricerca), Mary Y. Qian, Joseph S. Doyle, Shantha M. W. Rajaratnam e David Cunnington ha dimostrato che è possibile, tramite una terapia cognitivo comportamentale (TCC), riuscire a sconfiggere l’insonnia senza dover ricorrere a delle pillole e a tutti gli effetti collaterali dovuti all’assunzione di tali pillole.

Il ricercatore Dottor Charles M. Morin così sostiene:

La terapia cognitivo comportamentale (TCC) per l’insonnia è in grado di migliorare il sonno notturno ed è in grado di diminuire lo stress e la fatica fisica. È realistico pensare che i farmaci per l’insonnia non vadano a scoprire i fattori che causano tale insonnia. Vi possono essere dei pazienti che non tollerano tali farmaci mentre coloro che li tollerano una volta smessa la cura possono subire l’effetto rebound e tornare quindi a non dormire la notte”.

I ricercatori hanno messo mano a 20 studi che trattavano di insonnia cronica e hanno appurato la validità dei trattamenti TCC rispetto ad altri tipi di terapie. Hanno infatti potuto evidenziare che grazie alla TCC i pazienti riescono ad addormentarsi 20 minuti prima rispetto a pazienti che utilizzano altre terapie, che in media si addormentano in 30 minuti e che interrogati sulla qualità del sonno hanno dato punteggi del 10% maggiori rispetto ai punteggi forniti dai pazienti sottoposti a terapie farmacologiche.

Ecco quindi le 5 regole fornite dal trattamento cognitivo comportamentale (TCC) che vanno ad aiutare il paziente a cambiare le proprie abitudini e il proprio pensiero riferito al sonno:

1) Dormire bene va ad impattare positivamente sulla vita quotidiana e sul nostro umore.

2) Bisogna andare a dormire solo quando si è realmente stanchi (bisogna associare il letto con il dormire).

3) Limitare di stare troppo tempo a letto se non si dorme.

4) Mantenere certi comportamenti ed abitudini che ci consentono di dormire bene (es. dormire lontani da fonti luminose).

5) Rilassarsi prima di coricarsi (es. grazie alla meditazione).

Gli autori così concludono:

Facendo un confronto diretto con le terapie farmacologiche siamo giunti alla conclusione che la terapia cognitivo comportamentale (TCC) è più efficace con effetti che possono perdurare fino a sei mesi dopo la fine della terapia”.

Ecco cosa fare nel caso abbiate dormito male e volete affrontare la giornata nel migliore dei modi.

Buona mente e buon sonno.

Massimo

Immagine Credit: James Barwell

 


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.