Avete dormito poco la notte precedente? Ecco come affrontare bene la giornata.

Dormire bene è essenziale per poter affrontare la giornata in maniera ottimale. Durante il sonno il nostro cervello continua a lavorare e passa attraverso cinque fasi di cui la quinta, quella del sonno profondo, è la cosiddetta fase REM (Rapid Eye Movement). Una volta raggiunta la fase REM si ricomincia tutto da capo dalla prima fase. L’importante per un buon sonno è completare le cinque fasi e non interrompere il processo. Una ricerca pubblicata sulla rivista online Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition dal titolo: Placebo Sleep Affects Cognitive Functioning condotta da due ricercatrici, la Dottoressa Draganich Christina e la Dottoressa Erdal Kristi entrambe dell’Università del Colorado, ha dimostrato come l’effetto placebo di convincere qualcuno che ha dormito bene (indipendentemente che lo abbia fatto o meno) possa convincerlo davvero di aver dormito bene e migliorare di conseguenza le sue capacità cognitive.

Le ricercatrici infatti affermano:

…non sappiamo ancora il motivo di questo effetto placebo…potrebbe essere che il convincimento di aver dormito bene migliori le capacità cognitive oppure il convincimento di aver dormito male aumenti l’ansia diminuendo quindi le capacità cognitive…di sicuro c’è l’effetto dell’auto convincimento”.

Di media dormiamo il 50% del nostro sonno nella seconda fase, il 20% nella fase REM ed il restante 30% nelle altre tre fasi; interrompere gli stadi oppure dormire meno del 20% nella fase REM può portare ad apatia, a difficoltà nel parlare, a passaggi umorali repentini, a difficoltà nella concentrazione, alla mancanza di memoria ed altri problemi cognitivi.

Le due ricercatrici reclutarono 164 persone dicendo che avrebbero misurato la qualità del loro sonno della notte precedente – in realtà gli intervistati non sapevano che stavano partecipando ad uno studio relativo all’effetto placebo del auto convincimento -.

Ai partecipanti vennero spiegate le diverse fasi del sonno e quali effetti indesiderati comportasse dormire meno del 20% nella fase REM.

Gli intervistati vennero quindi suddivisi in due gruppi casualmente, ad un gruppo venne detto che era stato misurato il loro sonno della notte precedente ed avevano dormito più del 28% nella fase REM invece al secondo gruppo venne detto che avevano dormito in media meno del 16,2% nella fase REM, in realtà le percentuali erano state date a caso senza alcuna connessione al reale sonno dei partecipanti.

Lo scopo di aver formato questi due gruppi era solo quello di convincere un gruppo che aveva dormito meglio dell’altro gruppo.

Ad entrambi i gruppi vennero quindi fatti fare dei test cognitivi: ad esempio vennero misurate le loro abilità verbali e di concentrazione.

Ebbene il gruppo a cui era stato detto che aveva dormito meglio era anche il gruppo che aveva ottenuto i punteggi maggiori ai test di attenzione e di memoria rispetto al gruppo a cui era stato detto che aveva dormito male. Inoltre alla domanda diretta su come avessero dormito la notte precedente, gli individui del gruppo a cui era stato detto che avevano dormito bene, risposero che davvero avevano dormito bene indipendentemente da come realmente avessero dormito.

Le due ricercatrici concludono dicendo che:

I risultati dimostrano l’ipotesi che l’auto convincimento possa davvero influenzare le capacità cognitive sia in positivo che in negativo”.

Buona mente e buona fase REM.

Massimo

Immagine Credit: A…Marti

 


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica, mi sono specializzato nell'analisi della comunicazione televisiva lavorando in aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Il mio interesse si è poi spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. L'amore per questo argomento mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia.

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