
La felicità sono le persone con cui interagiamo tutti i giorni: sono i familiari, sono i colleghi, sono gli amici (anche quelli virtuali)
Più ci sentiamo integrati nella nostra cerchia sociale e più ci sentiamo felici ma anche più siamo circondati da persone “amiche” e meglio affrontiamo i momenti difficili della vita.
Ahinoi la società consumistica di oggi non fa altro che creare molta “ma molta” infelicità.
Una ricerca presso l’università di Rochester, dopo aver seguito alcuni volontari per più di trent’anni, ha dimostrato quanto la felicità sia correlata alla qualità delle relazioni piuttosto che ai beni materiali posseduti. I ricercatori hanno anche notato che a vent’anni è più importante la quantità di amicizie (più amici = più felicità) mentre con l’avanzare dell’età diventa più importante la qualità, insomma meglio “pochi ma buoni”.
Vuoi conoscere qual è l’età in cui siamo più felici?
La correlazione felicità – relazioni sociali non finisce qui infatti dei ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che chi ha una buona vita sociale è più felice di chi ha più soldi, infatti la ricchezza darebbe la tranquillità ma non la felicità.
I ricercatori californiani ad inizio anno accademico fecero compilare ad alcuni studenti un questionario per individuare il loro stato sociale (evidenziato dalla loro famiglia di provenienza), il loro reddito (se lo avevano) e per finire la loro vita sociale nel campus. Il questionario comprendeva anche un test necessario a riconoscere il grado di felicità degli studenti in quel momento.
Dalla ricerca emerse chiaramente che la felicità degli studenti dipendeva principalmente da quanto erano ben visti (o mal visti) nel campus.
I ricercatori decisero di rifare il medesimo questionario anche al termine dell’anno accademico ed ancora una volta riscontrarono che la felicità non proveniva dai soldi ma piuttosto dal rispetto ed ammirazione delle persone intorno che potevano essere i compagni di squadra o di stanza come anche i colleghi di corso.
Il capo progetto dottor Cameron Anderson così infatti scrive:
“Sono stato sorpreso da quanto fosse fluido questo effetto nell’arco dei nove mesi accademici, infatti a seconda di quanto erano migliorati o peggiorati i rapporti sociali il grado di felicità dei volontari era aumentato o diminuito. Una delle ragioni per cui i soldi non comprano la felicità è dovuta al fatto che le persone si adattano velocemente al nuovo tenore di vita legato all’aumentata ricchezza. I vincitori delle lotterie, per esempio, inizialmente sono felici ma basta niente per tornare al loro livello di felicità pre vincita. Invece per quanto riguarda l’essere rispettato ed essere perfettamente integrato nella proprio cerchia sociale non ci si abitua mai e fa sempre molto piacere essere ben accetti.”
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Essere ben visto, rispettato ed appartenere ad un gruppo sociale ci fa affrontare anche meglio i momenti difficili della vita.
Infatti una ricerca presso l’Università di Brighton ha scoperto quanto il supporto di una cerchia sociale sia in grado di farci affrontare meglio le avversità. I ricercatori, dopo aver seguito diversi studenti universitari per un anno, notarono che coloro che erano ben integrati nel loro gruppo sociale (grande o piccolo non aveva importanza), dove si confidavano e confrontavano, avevano affrontato e superato meglio gli imprevisti avvenuti in quell’anno accademico.
E sembrerebbe proprio che l’approvazione da parte della propria cerchia sociale abbia i medesimi effetti positivi anche per quanto concerne il mondo virtuale infatti l’essere ben visto ed apprezzato nella propria comunità virtuale è in grado di renderci più felici nella vita reale. Ad esempio coloro che condividono una foto su Instagram ed ottengono tanti “cuoricini” cioè riscontri positivi si sentiranno più felici vedi ricerca presso l’Università di Wagga in Australia. I ricercatori però avvertono che può essere un’arma a doppio taglio infatti tanto più la comunità virtuale ci rende felici se ben accetti quanto più può renderci di malumore nel caso i commenti siano negativi e come tutti sappiamo i social sono pieni di “haters” (lupi nel virtuale – pecore nella realtà) il cui passatempo migliore è criticare il prossimo, quindi la contestazione è dietro l’angolo come anche il malumore.
Forse allora sarebbe meglio dedicarci a coltivare la nostra cerchia reale e lasciare un po’ perdere quella virtuale.
Buona mente
Massimo