Ecco perché non siamo dei falliti.

Quando non passiamo un esame.

Quando non otteniamo una promozione.

Quando non ci qualifichiamo ad un’importante gara.

Quando smettiamo di fare una dieta.

Quando perdiamo un lavoro.

Quando finisce una storia.

Ci sentiamo dei falliti.

Fallire ci fa stare male.

Nel Podcast qui sotto la versione audio di questo articolo.

Ascolta “Come gestire un fallimento” su Spreaker.

D’accordo centra l’esame, centra la promozione, centra anche la gara come anche tutto il resto ma non è solo per questo che stiamo male.

Stiamo male perché ci portiamo dentro e dietro un senso di frustrazione. Stiamo male perché siamo depressi e senza speranza per il futuro.

Stiamo male perché ci sentiamo soli ed isolati dal mondo.

Questo stare male non è però tutto e solo colpa del fallimento in sé ma ci sono altri motivi più personali più intimi ecco perché, prima di dire

“Io sono un completo fallimento”,

è importante sapere che possiamo fare qualcosa per noi stessi, qualcosa per non sentirci uno straccio e riuscire quindi a ripartire più forti di prima. Quello che conta non è tanto il fallimento in sé piuttosto come noi reagiamo ad esso.

Ecco cosa fare quando qualcosa è andato storto e ci sentiamo dei veri e propri falliti.

1) Siamo gentili con noi stessi

Non giudichiamoci ma siamo compassionevoli con noi stessi. Un’ esperta sull’auto-compassione è la dottoressa Kristin Neff dell’Università del Texas di Austin che in una ricerca presso la sua Università ha scoperto che quegli studenti che erano stati più auto compassionevoli rispetto agli esami andati male erano anche quelli che si erano concentrati di più negli esami successivi superandoli con voti più alti. Ma oltre a superare meglio gli ostacoli l’auto-compassione ci fa anche stare meglio infatti una ricerca presso l’University of Sheffield sostiene che essere compassionevoli e gentili con se stessi ci fa avere una salute psicofisica migliore. Ma non solo, infatti essere troppo duri con se stessi è controproducente infatti meglio se..

2) Cerchiamo sempre qualcosa di buono

Alcuni ricercatori dell’Università di Chicago avevano fatto compilare una serie di test a circa 1700 volontari e, dopo avere analizzato tutta questa mole di dati, gli stessi ricercatori avevano scoperto che coloro che si erano fossilizzati sulle risposte sbagliate, piuttosto che su quelle corrette, avevano fatto più errori nei test successivi. I ricercatori sostengono che essere troppo duri con noi stessi non ci permette di imparare dai nostri errori quindi la prossima volta che sbagliamo non prendiamocela troppo con noi stessi piuttosto cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno.

3) Siamo resilienti

Se ci sentiamo di avere deluso le aspettative di qualcun altro allora stiamo vivendo il cosiddetto fallimento da perfezionismo sociale ed in questi casi sarebbe meglio pensarla così:

“Questo fallimento significa che sto provando a fare qualcosa di difficile e che devo imparare dai miei errori perché solo così posso migliorare”

affermano i ricercatori dell’Università Leeds.

Insomma per farla breve i ricercatori sostengono che bisogna essere resilienti infatti gli stessi avevano scoperto che le persone più resilienti erano quelle che avevano sperimentato meno ansia, depressione e rabbia dopo aver fallito un compito assegnato.

4) Abbracciamo le nostre emozioni

Il fallimento non viene mai da solo ma è sempre accompagnato da una serie di emozioni come: imbarazzo, ansia, rabbia, tristezza, vergogna e chi più ne ha più ne metta. Tutte queste emozioni sono spiacevoli e quasi sempre facciamo di tutto per evitarle ma è sbagliato.

Una ricerca presso l’Università del Kansas sostiene infatti che abbracciare le proprie emozioni piuttosto che concentrarsi sul fallimento in sé ci aiuta a venirne fuori prima. I ricercatori sostengono infatti che permettere a se stessi di sentirsi male è motivante perché ci aiuta a lavorare duro per trovare delle soluzioni migliori per il futuro ed evitare quindi di fallire nuovamente.

5) Ricordiamoci che un filo di sicurezza non guasta mai

Essere troppo sicuri di se stessi è di per sé sbagliato, anche perché, se ad esempio siamo degli studenti e pensiamo di sapere già tutto, allora studieremo di meno rischiando quindi di essere bocciati; ma non tutti i mali vengono per nuocere perché questa bocciatura potrebbe esserci di insegnamento. Infatti una bella batosta come una bocciatura inaspettata potrebbe farci capire che la nostra sicurezza era mal posta facendoci rendere conto che la prossima volta, invece di uscire a far baldoria con gli amici, sarebbe meglio rimanere a casa a studiare.

“Una forte idea di aver sbagliato è più, piuttosto che meno, suscettibile di essere corretta e ridiscussa. Più siamo convinti e più ci facciamo male e più correggeremo il tiro la prossima volta”

affermano i ricercatori della Columbia University.

6) Il fuoco brucia di più dopo che ci siamo bruciati

Mi ricordo ancora quella volta da bambino che volevo a tutti i costi aiutare mio papà ad accendere il camino ma lui giustamente non voleva per paura che mi scottassi e, nonostante continuasse ad avvertirmi di stare attento spiegandomi la pericolosità, io continuavo a scherzare con il fuoco. Allora mio papà mi mise in mano un fiammifero e mi disse di accenderlo e dopo qualche secondo di felicità io sentii che mi si bruciava il dito lasciando immediatamente cadere il fiammifero. Da allora mantenni una certa distanza di sicurezza da tutto ciò che che bruciava. Mio papà ed alcuni ricercatori presso l’Università della British Columbia sostengono infatti che per certi tipi di insegnamenti il fallimento produttivo (il mio bruciarmi con un fiammifero) è molto più educativo rispetto ad una lezione (mio papà che si sgola nel continuare a ripetermi che il fuoco brucia).

Ma anche guardare i fallimenti di coloro che sono emersi nei loro rispettivi campi ci fa capire che anche dopo uno, due tre e svariati fallimenti si può sempre riemergere e costruire qualcosa di grande.

Buona mente ed attenzione a non mettere però tutta la mano sul fuoco eh eh.

Massimo


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.