Alla lunga il non saper aspettare può portare a conseguenze spiacevoli ma si può combattere l’impazienza, ecco cosa fare se sei impaziente.

Come può una società che si fonda su sughi pronti, ricette di torte veloci, cene surgelate, e fotocamere istantanee insegnare la pazienza ai suoi giovani?

– Paul Sweeney –

Nel Podcast qui sotto la versione audio di questo articolo.

Ascolta “Sei impaziente? Ecco tre strategie per riuscire ad aspettare senza batter ciglio” su Spreaker.

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(Come mai non riusciamo a fare a meno di guardare continuamente il nostro smartphone? La colpa è del FOMO, no no le sigarette in questo caso non centrano ma il FOMO si ecco spiegato cosa è il FOMO .

Se non ti rispondono al telefono e non ti richiamano subito inizi ad avercela su con il malcapitato.

Quando leggi un libro non vedi l’ora di finirlo e sbirci le ultime pagine.

(Ecco perché bisognerebbe sempre leggere un buon libro)

Quando guardi un film che ti prende non stai più nella pelle e spoilerizzi qua e là.

Quando vuoi sapere qualcosa e non te la dicono ti spazientisci assai.

Quando sei in fila e ti tocca aspettare il tuo turno ti sale la carogna.

Quando quando quando.. Ti riconosci vero? Ti capita spesso? Si, beh allora semplicemente sei intollerante all’incertezza. No, no, non è un termine inventato da me, l’“intolleranza all’incertezza” esiste per davvero ed in inglese è “intolerance of uncertainty” che abbreviato diventa IU.

Secondo una ricerca presso l’Università del Cincinnati l’intolleranza all’incertezza è:

l’incertezza dovuta a convinzioni negative relativamente a situazioni ed eventi di cui non conosciamo l’esito; in altre parole è l’incapacità di saper aspettare. Il bisogno di risposte porta le persone ad essere infelici e alla lunga questa infelicità può portare a sua volta ad ansia e depressione”.

(Cosa è l’ansia?)

Capire se qualcuno soffre di questo problema non è facile dal momento che bene o male in certe situazioni a tutti capita di essere insofferenti ma, se questa insofferenza persiste a lungo, come abbiamo visto può provocare delle conseguenze fastidiose ecco perché diventa assolutamente necessario scoprire se si soffre o meno di intolleranza all’incertezza. Per questo motivo i ricercatori americani, capitanati dalla dottoressa O’Bryan, hanno elaborato un test che poi non è altro che il loro esperimento. I ricercatori avevano tirato fuori delle perline di diversi colori e dimensioni da alcuni contenitori nascosti e le avevano fatte vedere a dei volontari chiedendo agli stessi quanti contenitori esistessero; ovviamente man mano che venivano tirate fuori nuove perline diventava sempre più facile scoprire il numero di contenitori. Nota bene nell’esperimento i ricercatori mettevano di proposito fretta ai “poveri” volontari per capire quando e come si stressavano.

I ricercatori hanno quindi scoperto che quello che rendeva davvero infelici i volontari non era tanto l’attesa ma il disagio nel dover aspettare ed è questo disagio che li rendeva impazienti e se questo disagio viene reiterato più e più volte allora si può parlare di vera e propria intolleranza all’incertezza che andrà a sua volta ad impattare su ansia e depressione.

Fortunatamente i ricercatori indicano anche tre strategie per poter affrontare questo problema, eccole di seguito:

1) Prestiamo attenzione ai nostri pensieri ed emozioni quando siamo costretti ad aspettare

I ricercatori affermano che i pensieri hanno un ruolo importante nella creazione delle nostre emozioni. Se pensiamo di aver bisogno di una risposta subito è ovvio che ci sentiremo arrabbiati se non riusciamo ad ottenerla ecco perché dobbiamo ricordare a noi stessi che prima o poi la risposta arriverà e se ciò non dovesse succedere? Beh nulla di male, ce ne faremo una ragione.

Ecco come riuscire a focalizzarsi sulle proprie emozioni.

2) Alleniamoci ad aspettare vivendo nel momento presente

La prossima volta che saremo tentati di cercare uno spoiler per scoprire come va a finire un film oppure saremo tentati di andare all’ultima pagina di un giallo per capire chi è l’assassino sforziamoci di concentrarci su cosa stiamo facendo in quel determinato momento. Godiamoci il film, gustiamoci il libro che è poi quello che davvero importa e sicuramente noteremo qualcosa che non avremmo mai notato ad esempio potremmo scoprire uno stile di scrittura o un tipo di regia particolari che altrimenti ci saremmo persi. È tutta e soltanto una questione di allenamento, più volte infatti saremo presenti in quello che facciamo, lasciando fare il suo decorso al tempo, e più alleneremo il muscolo della pazienza.

Ecco come migliorare la propria attenzione e vivere il presente.

3) Premiamoci quando riusciamo ad aspettare

Quando stiamo facendo una corsetta al parco o quando stiamo mangiando o ancora quando siamo in compagnia ed abbiamo un’irrefrenabile voglia di guardare il cellulare non facciamolo, piuttosto costringiamoci a continuare quello che stiamo facendo. Non appena però abbiamo finito di svolgere quello che stavamo facendo premiamoci concedendoci qualche minuto solo e soltanto per noi stessi per fare qualcosa che ci piace tanto ma che non abbiamo mai tempo di fare.

La cara e vecchia teoria della carota e bastone serve con noi stessi ma anche con la collettività.

Buona mente

Massimo


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.