Condividere le belle esperienze quando accadono ma anche raccontarle in un secondo momento fa bene a tutti ma proprio a tutti (attenzione, ciò non vale per i social).

Indovina indovinello, da piccoli non avevamo problemi a farlo, da grandi quando lo facciamo, facciamo tanta fatica. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente della condivisione.

Nel Podcast qui sotto la versione audio di questo articolo.

Ascolta “Il potere della condivisione” su Spreaker.

In una ricerca presso l’Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia alcune coppie di bambini di tre anni dovevano risolvere assieme un compito il cui premio erano alcune caramelle. Lo scopo della ricerca non era tanto capire come i bambini risolvevano il compito, di per sé facile, ma piuttosto capire le dinamiche delle coppie. I ricercatori hanno quindi scoperto che tutte le volte in cui uno dei bambini della coppia riceveva più caramelle dell’altro le divideva con il compagn* senza batter ciglio, “Anvedi sti pischelli”.

Una ricerca presso l’Università di Chicago sostiene che il condividere del cibo con individui della stessa specie sia correlato alla teoria evoluzionistica dal momento che così facendo viene promossa la collaborazione e coesione sociale necessaria alla sopravvivenza ed appunto all’evoluzione della specie.

Ma con i nostri simili non condividiamo soltanto il cibo ma anche film, concerti, partite di calcio, gite, vacanze e perché no, anche un bel tramonto e tutte le volte che viviamo queste attività in compagnia ci sembrano più belle, ma perché?

Perché siamo animali sociali ma non solo..

Alcuni ricercatori presso la Yale University hanno infatti dimostrato che la vita è migliore quando condividiamo le nostre esperienze con qualcun altro dal momento che il semplice condividerle non farebbe altro che accentuare esponenzialmente tali esperienze.

I ricercatori hanno scoperto che quando i partecipanti allo studio assaggiavano del cioccolato in compagnia (i volontari non si conoscevano tra di loro) lo apprezzavano di più rispetto a quando assaggiavano il medesimo cioccolato da soli. Nota bene durante la degustazione non vi era nessuna conversazione tra i partecipanti ed era proibita qualunque tipo di espressione di piacere o di disgusto che fosse. Lo stesso valeva quando i partecipanti assaggiavano del cioccolato molto amaro, ed anche in questo caso l’esperienza in compagnia era più accentuata rispetto a quella solitaria infatti il cioccolato in compagnia era percepito come essere più amaro.

Condividere un’esperienza con qualcun altro, anche senza poter comunicare, amplifica tale esperienza sia che si condivida un’esperienza piacevole che non dal momento che tale esperienza verrà percepita come essere più intensa. Quando pensiamo alla condivisione di esperienze pensiamo sempre alla condivisione con amici, partner o parenti insomma persone a noi care con cui possiamo confrontarci. Invece quello che abbiamo scoperto è che gli effetti della condivisione avvengono con chiunque anche senza alcun tipo di interazione o conoscenza

affermano i ricercatori americani.

Sempre secondo i ricercatori lo stare semplicemente vicino ad altre persone ci stimola inconsciamente ad aumentare l’attenzione in quello che stiamo facendo ma non solo infatti entra in gioco anche l’empatia. Quando infatti condividiamo un’esperienza percepiamo il mondo intorno, non solo attraverso i nostri occhi (orecchie, bocca, naso e pelle), ma anche attraverso quelli di chi abbiamo a fianco insomma viviamo una vera e propria esplosione di sensi nostri ed altrui. Vi è una sorta di amplificazione di ciò che si sta provando, nel bene ed ahinoi anche nel male.

Automaticamente ed inconsciamente immaginiamo o simuliamo come le altre persone vicino a noi vedono, sentono, gustano annusano e toccano e queste immagini o simulazioni vanno ad influenzare le nostre percezioni di quello che sta avvenendo attorno a noi in quel determinato momento”

affermano i ricercatori.

Ma anche soltanto il discutere, lo spiegare ed il condividere una bella esperienza in un secondo momento ci rendono più sereni facendoci anche apprezzare di più la vita in generale sostengono alcuni ricercatori della Brigham Young University.

Siamo infatti riluttanti a parlare di quanto siamo fortunati, di quanto le cose ci stanno andando bene e preferiamo invece lamentarci e parlare dei nostri malanni. Tutto sbagliato infatti parlare di cose belle ci renderà più felici mentre parlare di cose brutte più tristi ma non finisce qui..

I ricercatori hanno anche notato che quello che raccontiamo non influenza soltanto noi stessi ma anche le persone che ci ascoltano; se ricevono notizie, informazioni entusiastiche di belle esperienze allora proveranno a loro volta delle sensazioni positive se invece ricevono soltanto lamentele e critiche beh possiamo indovinare cosa mai potranno provare.

Ecco perché dobbiamo sempre condividere tutto ciò che di bello ci è successo ed anche incoraggiare chi abbiamo di fronte a fare lo stesso con noi (anche ridere assieme fa bene).

Ora che lo sappiamo non abbiamo più scuse, ogni qualvolta stiamo facendo qualcosa di bello mettiamo via lo smartphone e condividiamo tale esperienza con chi abbiamo intorno e, “repetita iuvant” (come dicevano gli antichi romani), non ci deve passare nemmeno per l’anticamera del cervello di condividerla in diretta stante sul nostro social del cuore infatti un’esperienza piacevole non condivisa con le persone presenti rischia di diventare a tutti gli effetti una occasione mancata di apprezzare e godere integralmente tale attività. Mi raccomando non dimentichiamoci poi in un secondo momento di condividere ancora tale bella esperienza con qualcun altro per amplificare all’ennesima potenza le sensazioni gradevoli scaturite da essa.

Buona mente e buona condivisione.

Massimo

P.S. A proposito tra poco scappo che devo andare dai miei per vedere con mia mamma Alberto Angela e commentare assieme tutte le meraviglie..


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.