Corruzione? Si grazie. E’ infatti più stressante non pagare una tangente piuttosto che pagarla perché così facendo vi è un mancato profitto sicuro però la paura di una punizione esemplare riduce notevolmente la voglia di dare delle bustarelle sotto banco.
Arrestato il sindaco di Trani per mazzette, arrestato il sindaco di Marino per corruzione e peculato, arrestato assessore del comune di Nola, arrestato sindaco di Ischia per tangenti, Roma: Tangenti per snellire le pratiche edilizie. Sono solo alcuni dei titoli apparsi in questi ultimi giorni sui nostri giornali, ma come mai, trascorsi più di vent’anni da Tangentopoli di mani pulite siamo ancora alle mazzette? Una ricerca pubblicata sulla rivista online “Frontiers in Behavioral Neuroscience” dal titolo: “Physiological and behavioral patterns of corruption” condotta dal capo progetto Dottor Tarek Jaber-López dell’Università Jaume I nella provincia Castellon in Spagna con i ricercatori Aurora García-Gallego, Pandelis Perakakis e Nikolaos Georgantzis ha evidenziato che offrire delle mazzette crea meno stress psicologico piuttosto che non offrirle, ma che delle punizioni esemplari possono far desistere le persone nei loro intenti criminali di corruzione.
Il capo progetto Dottor Tarek Jaber-López infatti sostiene che:
“L’attività emozionale legata alla corruzione non è dovuta alla paura di avere un comportamento non etico infatti, contrariamente a quanto si è sempre pensato, è influenzata dal pensiero di andare contro i propri interessi monetari”.
I ricercatori chiesero ad alcuni individui, monitorati da una serie di apparecchiature che analizzavano il loro stress fisico e mentale, di immaginarsi di essere proprietari di un’azienda che doveva partecipare ad un bando pubblico per una serie di lavori. Le soluzioni proposte erano due: la prima, criminale e poco etica, era pagare delle tangenti ad un funzionario pubblico, avendo così la certezza di ottenere i lavori e quindi assicurarsi un forte guadagno, la seconda era lasciar perdere le mazzette ed aspettare il decorso naturale del bando di gara con tutte le incertezze del caso.
Fortunatamente la maggior parte degli intervistati (forse perché erano consapevoli di far parte di una ricerca e quindi di esser controllati) preferirono non avvalersi delle tangenti e quindi della possibilità di avere la certezza di ottenere quell’appalto e quindi di ottimizzare i propri guadagni.
In merito a questa scelta il ricercatore Nikolaos Georgantzís afferma che:
“Attraverso il monitoraggio dello stress degli individui intervistati, abbiamo potuto evidenziare che il maggior stress avveniva quando facevamo presente che, non corrompendo il funzionario pubblico, avrebbero perso la certezza di vincere l’appalto e quindi la certezza di un sicuro guadagno, piuttosto di quando facevamo presente che, non corrompendo il funzionario, avrebbero compiuto un’opera etica a favore di tutta la società e quindi anche per loro e per i loro figli. In poche parole le persone soffrivano e si stressavano di più quando rifiutavano di corrompere il funzionario pubblico solo perchè , così facendo, percepivano un mancato guadagno”.
In un secondo momento i ricercatori fecero presente agli intervistati che una volta terminata la gara, e una volta determinata l’azienda appaltatrice, ci sarebbero stati dei controlli e nel caso fossero stati trovati degli illeciti per corruzione, si sarebbero attuate forti punizioni per i colpevoli. I pochi intervistati, che precedentemente avevano accettato di corrompere il funzionario pubblico, questa volta optarono per alcun tipo di corruzione appunto per paura delle pene a cui sarebbero potuti incorrere. In questo caso la paura del carcere superava la voglia di ottenere un sicuro guadagno attraverso la mazzetta.
Buona mente
Massimo
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