Qual'è l'età in cui siamo più felici e perché Dove vivono le persone più felici al mondo

A seconda dell’età e dove viviamo possiamo essere più o meno felici, ecco perché una bambina e il suo nonno danesi potrebbero essere davvero le persone più felici al mondo.

Nella top ten della classifica dei paesi più felici al mondo 2016 ritroviamo gli stessi paesi del 2015 però con posizioni diverse – se interessa la classifica 2015 -. Ecco i primi cinque paesi confrontati con quelli del 2015:

2016                           2015

1) Danimarca         1) Svizzera

2) Svizzera              2) Islanda

3) Islanda               3) Danimarca

4) Norvegia           4) Norvegia

5) Finlandia           5) Canada

L’Italia mantiene la medesima posizione del 2015 cioè è al 50esimo posto su un totale di 157 paesi.

Tra le varie motivazioni di felicità, su cui è incentrata la ricerca da cui è stata tratta la classifica, ritroviamo la qualità e aspettativa di vita, il PIL pro capite, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà d’espressione e per finire l’esistenza o meno di corruzione.

Ma oltre ad esistere il paese più felice in cui vivere esiste anche un’età più felice? Una ricerca condotta dal premio Nobel Dottor Angus Deaton dell’Università Princeton ha scoperto che la felicità nella vita di ognuno di noi segue una tipica forma ad U: da bambini la felicità è ovviamente massima poi man man che si cresce diminuisce fino a quando intorno ai 45/54 raggiunge il suo minimo per poi rincominciare a crescere di nuovo.

Il motivo di questo andamento della felicità è dovuto al fatto che, intorno ai 40 anni – il periodo in cui si dovrebbe lavorare tanto e quindi guadagnare anche di più – raggiungono il loro picco massimo le preoccupazioni, lo stress e l’ansia (a maggior ragione per i disoccupati 40/50enni a causa della crisi attuale). I ricercatori hanno anche scoperto che questa forma ad U della felicità è però tipica dei paesi occidentali. Infatti nei paesi più poveri come i paesi dell’ex Unione Sovietica e i paesi dell’America Latina la felicità diminuisce con l’avanzare dell’età; unica eccezione tra i paesi poveri è l’Africa in cui l’infelicità rimane una costante nell’arco di tutta la vita. Il professor Deaton così afferma: “La nostra ricerca effettuata su 160 paesi, cioè sul 98% della popolazione mondiale, ha evidenziato una forma ad U della felicità prevalentemente per i paesi ad alto reddito. Infatti in altre regioni come ad esempio nell’ex Unione Sovietica dove vi è stata la caduta del comunismo non possiamo ritrovare questo tipico andamento ad U. Infatti una volta caduto il comunismo, buono o cattivo che fosse, gli anziani hanno subito un arresto della felicità poiché hanno perso parte delle pensioni e assistenza sanitaria che gli aiutavano ad invecchiare meglio.”

Nella medesima ricerca il professor Deaton ha anche evidenziato un legame diretto tra la felicità e la mortalità: quando infatti le persone anziane riescono a dare un senso alla loro vita sentendosi ancora utili per la società allora diventano più felici e vivono quindi meglio ed anche di più.

Ma torniamo alla forma ad U della felicità. Stando alla ricerca i 40 sono gli anni più infelici nei paesi occidentali ma sono anche gli anni in cui i figli sono ancora piccoli e necessitano quindi di molte cure ed attenzioni e quindi viene spontaneo chiedersi se avere dei figli possa influenzare o meno la felicità.

Studi passati sostenevano che diventare genitori comportasse maggiori responsabilità e quindi stress e preoccupazioni mentre altri studi incoraggiavano a mettere al mondo dei figli perché sostenevano che essere genitori fosse sinonimo di felicità e soddisfazione. E quindi?

In una ricerca, elaborata su 1,8 milione di americani dai 34 ai 46 anni, il professor Angus Deaton analizzò la correlazione figli e felicità e arrivò alla conclusione che: a parità di una buona educazione, un buon reddito e una buona salute essere o meno genitori non va ad influire in nessun modo sulla propria felicità infatti la felicità è un modo di vivere.

Così infatti dice il professore Deaton: “Ad alcuni piacciono le arance mentre ad altri le mele ma non possiamo dire che quelli che mangiano le arance vivano meglio e siano più felici di quelli che mangiano le mele così come i genitori siano più felici dei non genitori o viceversa…insomma la felicità dipende da altri fattori e non se facciamo o meno dei figli.”

Ecco  i 4 punti per esser più felici.

Buona mente e buona felicità.

Massimo

Image Credit: Kristen

 


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.

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