
Meno stress più felicità e non solo. Ecco perché dovremmo iniziare ad imparare a semplificare tutto quello che facciamo o diciamo.
“Supercalifragilistichespiralidoso, anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso, se lo dici forte avrai un successo strepitoso.”
Aveva ragione Mary Poppins, le parole complicate fanno spavento.
Più infatti una parola è difficile e meno sarà utilizzata (ovviamente non vale per la magica parola Supercalifragilistichespiralidoso); più in generale più un qualcosa è difficile, più ci darà sensazioni negative e più ce ne si terrà alla larga. Questo è in parole “semplici” quello che sostiene la psicologia della fluenza cognitiva. La fluenza è una valutazione metacognitiva della difficoltà di un processo cognitivo cioè per farla “semplice” quando dobbiamo fare qualcosa inconsapevolmente sceglieremo e preferiremo sempre la versione più “semplice” vedi ricerca presso la New York University.
Il nostro cervello utilizza due sistemi per ragionare, quello cosciente che è lento ed analitico e quello subconscio che è più veloce ed intuitivo e tutte le volte che ci si presenterà qualcosa di “semplice” tenderemo ad utilizzare il secondo tipo di ragionamento vedi ricerca pubblicata su APA (American Psychological Association). La semplicità, oltre a farci prendere decisioni immediate e “di pancia”, è in grado di renderci felici poiché è in grado di attivare un processo di ricompensa e di piacere. Alcuni ricercatori dell’Università di Plymouth hanno infatti notato che quando ai volontari veniva chiesto di svolgere un compito “semplice”, come ad esempio prendere un oggetto, questi provavano un senso di piacere che non succedeva quando invece dovevano compiere un’operazione più complessa. Inoltre lo sapete che le scelte troppo complicate provocano lo stress?
Una ricerca presso l’Università del Michigan ha fatto vedere ad alcuni volontari un elenco di nomi inventati sostenendo che erano i nomi di alcuni additivi per prodotti alimentari, alcuni nomi erano facili da pronunciare mentre altri difficili; ebbene quelli più “semplici” erano visti come i meno dannosi per la salute. E più un nome è difficile da pronunciare, oltre che dannoso viene anche percepito come più pericoloso!! In un secondo esperimento gli studiosi hanno infatti fatto vedere a dei volontari alcuni nomi (anche stavolta inventati) di possibili attrazioni di un parco di divertimenti ed i volontari hanno giudicato quelli più difficili come quelli relativi alle attrazioni più pericolose. Ad esempio l’attrazione Vaiveahtoishi era stata considerata più pericolosa dell’attrazione Chunta 🙂
Più facciamo fatica a leggere e a capire qualcosa e più ci facciamo un’idea errata di quel qualcosa. Dei ricercatori dell’Università Michigan hanno infatti notato che più le spiegazioni relative ad un esercizio ginnico erano difficili e complicate e più l’esercizio veniva percepito come difficile e faticoso, invece più chiare erano e più l’esercizio era visto come leggero. E vale anche per gli acquisti; una ricerca presso l’Università Yale ha infatti scoperto che quando degli articoli sono messi in vendita con una etichetta chiara e semplice vengono venduti più facilmente rispetto a quando i medesimi prodotti vengono messi in vendita con un’etichetta meno chiara.
Ecco altri trucchetti “scientificamente provati” per vendere di più ed influenzare di più.
Qualcosa in merito alla relazione tra semplicità di linguaggio e errata percezione è capitata anche a me al liceo. Nel biennio la professoressa di matematica usava solo termini complicati e difficili ed io, non capendoli, non mi applicavo ed ovviamente andavo male perché vedevo la matematica come un qualcosa di difficile. Nel triennio invece ho trovato una professoressa più giovane, alla mano, che usava un linguaggio più semplice (simile al mio) e la matematica è iniziata a piacermi a tal punto che all’esame di maturità ho fatto lo scritto migliore di tutta la scuola!!
Ma la semplicità di linguaggio non dovrebbe essere una prerogativa soltanto degli insegnanti ma di tutti. Chi di noi non ha infatti il cosiddetto amico “sapientone” che usa sempre paroloni complicati solo per farsi vedere esperto ed intelligente? Ebbene così facendo questo “sapientone” rischia l’opposto. Una ricerca presso la Carnegie Mellon University ha infatti scoperto che le persone che parlano in modo alterato e difficile in realtà vengono percepite come poco intelligenti (ed anche noiose aggiungerei io). Invece quei discorsi fatti da quelle persone che parlano in maniera più lenta, con lunghi intervalli tra una parola e l’altra (insomma la maniera che ci ha sempre abituato l’Adriano Celentano presentatore), vengono ricordati più a lungo vedi ricerca presso l’University of Edinburgh. La prossima volta quindi che vogliamo dire qualcosa di importante al nostro partner o nostri figli ricordiamoci di prendere un bel po’ di fiato tra una parola e l’altra 😉
E per finire in “semplicità” lo sapete che i volti femminili più “semplici” sono anche visti come i più attraenti?
“Semplicemente” buona mente a tutti.
Massimo