Stare-soli-nuoce-gravemente-alla-salute-la-solitudine-provoca-la-morte

La solitudine e l’isolamento sociale, anche quelli volontari, influiscono sulla longevità di vita quanto se non di più dell’obesità.

Come esistono le campagne contro il fumo, l’alcolismo e contro l’obesità dovrebbe essere lanciata anche una campagna contro l’isolamento sociale e la solitudine. Una ricerca pubblicata sulla rivista online Perspectives on Psychological Science dal titolo: Loneliness and Social Isolation as Risk Factors for Mortality: A Meta-Analytic Review condotta dal capo progetto Dottor Julianne Holt-Lunstad dell’Università Brigham Young di Utah con i ricercatori Timothy B. Smith, Mark Baker, Tyler Harris, David Stephenson ha dimostrato l’esistenza di una correlazione tra la morte prematura e l’isolamento sociale soprattutto per una popolazione giovane.

Il capo progetto Dottor Julianne Holt-Lunstad infatti afferma che:

“Dobbiamo iniziare a considerare in maniera diversa e soprattutto avere più cura delle nostre relazioni sociali. Gli effetti negativi della solitudine sono comparabili a quelli dell’obesità e la sanità pubblica dovrebbe tenerne conto”.

Gli autori sostengono che ci si possa sentire soli sia vivendo in mezzo a tanta gente sia isolandosi volontariamente ma per entrambi i casi gli effetti negativi sulla longevità sono deleteri e che l’amicizia possa solo migliorare la salute come già dimostrato dalla ricerca pubblicata qualche settimana fa.

I ricercatori hanno ripreso e studiato 70 differenti ricerche sulla mortalità, che analizzavano più di 3 milioni di individui, analizzando diverse variabili come lo stato socioeconomico, l’età, il sesso e sono giunti alla conclusione che la solitudine sia in grado di aumentare il rischio di morte prematura del 26%, l’isolamento sociale del 29% e il vivere da soli addirittura del 32%. Queste percentuali, sostengono i ricercatori, sono in linea con altre cause di morte prematura come possono essere l’obesità, il fumo (addirittura in uno studio precedente i ricercatori avevano paragonato la solitudine allo fumare meno di 15 sigarette al giorno), l’abuso di sostanze stupefacenti, l’alcolismo, le malattie mentali etc. etc. La fascia più colpita e quella più a rischio è quella più giovane. Infatti le persone anziane sono più abituate a restare da sole a causa di lutti familiari e a causa della lontananza dei figli e dei parenti e quindi hanno minori danni rispetto a dei giovani che sono isolati dagli altri oppure che si isolano di proposito.

Il ricercatore Dottore Timothy B. Smith infatti sostiene che:

In questo momento le persone che vivono da sole non solo sono al massimo storico del secolo ma addirittura sono al massimo storico mai registrato nella storia dell’umanità, con la solitudine così radicata tra la popolazione ci aspettiamo un’epidemia di solitudine per i prossimi anni a venire”.

Previsioni catastrofiche a parte bisogna riconoscere che l’evoluzione di internet ha fatto in modo che le persone possano rimanere in contatto anche stando lontane; ma i ricercatori sostengono che sia un contatto superficiale che manca di un contesto emozionale e di profondità di relazione (infatti l’energia che ci da un abbraccio o una buona parola di un parente o un amico non ha paragoni).

I ricercatori concludono però dicendo che scrivere qualcosa di carino o dolce non faccia mai male e che anzi possa solo fare del bene alla persona che lo riceve facendola sentire per un istante meno sola.

Buona mente e stasera uscite con gli amici.

Massimo

Image  Credit: Flavio Casadei Della Chiesa


Massimo Lattes

Dopo aver completato gli studi in Statistica Economica e Sociale, ho sviluppato una specializzazione nell'analisi pubblicitaria televisiva. Ho gestito diversi programmi televisivi sia a livello manageriale che editoriale, collaborando con aziende come Il Sole 24 Ore, Rai, Mtv, Sky e Forbes. Tuttavia, il mio interesse si è spostato verso la Psicologia e la Sociologia, con il desiderio di comprender meglio le persone dietro ai dati e numeri statistici. Ho approfondito quindi le mie competenze in Psicologia e Sociologia attraverso studi, letture e partecipazioni a corsi e seminari. Questo interesse mi ha spinto a creare AudiMente, uno spazio in cui condivido riflessioni sul benessere e sulla crescita personale attraverso l’analisi di ricerche di Psicologia Sociale, Psicologia Individuale e Psicologia Cognitivo-Comportamentale.

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